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Oriana, una fiaba di famiglia

Ultimo Aggiornamento: 28/08/2008 10:33
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Oriana, una fiaba di famiglia
Esce "Un cappello pieno di ciliege"
"Un cappello pieno di ciliege" è l'ultima fatica letteraria di Oriana Fallaci che la Rizzoli propone come libro ideale per le vacanze. E' la Storia della famiglia della scrittice che si snoda nel tempo a cominciare dalle gesta di uno dei quattro nonni della scrittrice. Una cavalcata storica che parte da metà del Settecento e si conclude nel 1889, anno di morte di Anastasia, bisnonna dell’autrice, donna autonoma, ribelle, coraggiosa proprio come Oriana.


Esce postumo, il 30 luglio, "Un cappello pieno di ciliege", firmato dalla grande giornalista scomparsa. E' Rizzoli a pubblicare il romanzo di quasi novecento pagine con una prima tiratura di 350.000 copie. E' l'epopea della sua famiglia, una saga - come ha scritto di suo pugno l'autrice sulla cartellina che racchiudeva il dattiloscritto - che copre gli anni tra il 1773 e il 1889. E' una storia dell'Italia rivoluzionaria di Napoleone, Mazzini, Garibaldi, Vittorio Emanuele II attraverso le avventure di uomini come Carlo che voleva piantare viti e olivi nella Virginia di Thomas Jefferson; Francesco nostromo, negriero e padre disperato; Giovanni assassino mancato del traditore Carlo Alberto; Giobatta sfigurato nel volto e nell'anima da un razzo austriaco durante la battaglia di Curtatone e Montanara.

Un racconto visto anche con occhi di donne indomite come la Caterina che alla fiera di Rosia indossa un cappello pieno di ciliege per farsi riconoscere dal futuro sposo Carlo Fallaci, o come una bisnonna paterna di Oriana, Anastasia, figlia illegittima, ragazza madre, pioniera nel Far West e forse tenutaria di un bordello a San Francisco. E' il racconto di destini intrecciati e profondamente romanzeschi: dopo anni di ricerche, l'autrice ha visto la cronaca familiare trasformarsi in "una fiaba da ricostruire con la fantasia".

''La realtà prese a scivolare nell'immaginazione e il vero si unì all'inventabile poi all'inventato, ha lasciato scritto Oriana e "tutti quei nonni, nonne, bisnonni, bisnonne, trisnonni, trisnonne, arcavoli e arcavole, insomma tutti quei miei genitori, diventarono miei figli. Perché stavolta ero io a partorire loro, a dargli anzi ridargli la vita che essi avevano dato a me''. Nel luglio del 2006, quando si rese conto che la sua malattia si era aggravata, Oriana Fallaci chiamò a New York il nipote Edoardo Perazzi e gli consegnò, con indicazioni precise per la pubblicazione, il dattiloscritto del romanzo, perfettamente compiuto nelle quattro parti che lo costituiscono.

Rizzoli adempie la volontà della scrittrice presentando Un cappello pieno di ciliege, completato da una sezione finale di Note di edizione, dalla riproduzione di pagine dal dattiloscritto originale e da un albero genealogico ricostruito sulla base delle vicende del romanzo. In questa sorta di autobiografia familiare, quasi un viaggio dell'autrice alla ricerca delle proprie radici, entrano anche molti elementi autobiografici in senso stretto. Il cancro, evocato fin dalle prime righe, ritorna più volte: il "mal dolent, anzi molt dolent" (come veniva chiamato in Catalogna), colpisce Maria Isabel Felipa, madre di Montserrat, la trisnonna della madre di Oriana.

''... Nella sua perfidia il mal dolent - si legge nel libro - include qualcosa di positivo: un'attesa di solito abbastanza lunga dell'inevitabile traguardo chiamato Morte. Un'anticamera dell'aldilà, se vuoi. Un intervallo o un limbo nel quale la Morte in arrivo cammina col rallentatore sicché, aspettandola e osservandola mentre viene a noi piano piano, si ha tutto il tempo di fare due cose.

Apprezzare la vita cioè accorgersi che è bella anche quando è brutta, e riflettere bene sia su noi stessi che sugli altri: vagliare il presente, il passato, quel pò di futuro che ci rimane. Io lo so. E forse Maria Isabel Felipa non s'accorse che la vita è bella anche quando è brutta: una tale ammissione richiede una sorta di gratitudine che lei non aveva. La gratitudine per i nostri genitori e nonni e bisnonni e trisnonni e arcinonni, insomma per chi ci ha dato l'opportunità di vivere questa straordinaria e tremenda avventura che ha nome Esistenza''.
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